La Sacra Scrittura, la tradizione, il Magistero indicano nell'ultima cena di Gesù, considerata in stretta unione con gli avvenimenti pasquali, il fatto fondante e centrale del ministero e del sacramento eucaristico. I gesti e le parole con cui Gesù Cristo ha compiuto l'ultima cena sono narrati in Mt 26, 26-28; Mc 14, 22-23; Lc22, 19-20; 1Cor 11, 23-25. Questi brani presentano molti elementi che constribuiscono a comprendere il significato di quanto accaduto. A differenza degli altri sacramenti che santificano quando li si riceve, nell'Eucaristia vi è l'autore della santità. Vi è il Corpo sotto la specie del pane e il Sangue sotto la specie del vino. L'Eucaristia, quindi, non è il sacramento in cui semplicemente riceviamo delle grazie divine o siamo santificati.
Esso consiste nel realizzare la presenza sostanziale e permanente di Cristo, la sua autodonazione sacrificale sulla terra, e nel porre un rapporto oggettivo tra Cristo presente sacramentalmente e gli uomini di tutti i tempi e luoghi. Nell'Eucaristia Gesù dona totalmente sé stesso, nella sua realtà umana e divina.
Ai tempi di Gesù il pane e il vino erano gli elementi base per il nutrimento umano. Mangiare il pane insieme agli altri era condividere con loro mezzi di sussistenza, un profondo segno di amicizia e comunione. Lo spezzare il pane è anche il gesto del Maestro che presiede la tavola e mangia con i discepoli. Gesù "nell'ultima cena, la notte cui veniva tradito, istituì il sacrificio eucaristico del suo Corpo e del suo Sangue, con il quale perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il sacrificio della croce e per affidare così alla sua Chiesa, il memoriale della sua morte e risurrezione" (Ccc 1323).
"L'Eucaristia costituisce il vertice dell'azione di salvezza di Dio: il Signore Gesù, facendosi pane spezzato per noi, riversa infatti su di noi tutta la sua misericordia e il suo amore, così da rinnovare il nostro cuore, la nostra esistenza e il nostro modo di realizzarci con Lui e con i fratelli. E' per questo che comunemente, quando ci si accosta a questo sacramento, si dice di "ricevere la comunione", di "fare la comunione": questo significa che nella potenza dello Spirito Santo la partecipazione alla mensa eucaristica ci conforma in modo unico e profondo a Cristo, facendosi pregustare già ora la piena comunione col Padre che caratterizzerà il banchetto celeste, dove con tutti i santi avremo la gioia di contemplare Dio faccia a faccia" (FRANCESCO, Udienza generale, 5 febbraio 2014).
Esso consiste nel realizzare la presenza sostanziale e permanente di Cristo, la sua autodonazione sacrificale sulla terra, e nel porre un rapporto oggettivo tra Cristo presente sacramentalmente e gli uomini di tutti i tempi e luoghi. Nell'Eucaristia Gesù dona totalmente sé stesso, nella sua realtà umana e divina.
Ai tempi di Gesù il pane e il vino erano gli elementi base per il nutrimento umano. Mangiare il pane insieme agli altri era condividere con loro mezzi di sussistenza, un profondo segno di amicizia e comunione. Lo spezzare il pane è anche il gesto del Maestro che presiede la tavola e mangia con i discepoli. Gesù "nell'ultima cena, la notte cui veniva tradito, istituì il sacrificio eucaristico del suo Corpo e del suo Sangue, con il quale perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il sacrificio della croce e per affidare così alla sua Chiesa, il memoriale della sua morte e risurrezione" (Ccc 1323).
"L'Eucaristia costituisce il vertice dell'azione di salvezza di Dio: il Signore Gesù, facendosi pane spezzato per noi, riversa infatti su di noi tutta la sua misericordia e il suo amore, così da rinnovare il nostro cuore, la nostra esistenza e il nostro modo di realizzarci con Lui e con i fratelli. E' per questo che comunemente, quando ci si accosta a questo sacramento, si dice di "ricevere la comunione", di "fare la comunione": questo significa che nella potenza dello Spirito Santo la partecipazione alla mensa eucaristica ci conforma in modo unico e profondo a Cristo, facendosi pregustare già ora la piena comunione col Padre che caratterizzerà il banchetto celeste, dove con tutti i santi avremo la gioia di contemplare Dio faccia a faccia" (FRANCESCO, Udienza generale, 5 febbraio 2014).